Ingegner Giuseppe Vecchione

Direzione lavori di uno scanafosso

Con questo articolo riassumo brevemente un caso di “obbligo di fare” e/o direzione lavori che mi ha visto impegnato.

Per conto di un Ente Pubblico, coordinavo:

  • la demolizione del marciapiede e degli strati sottostanti, per tutta la lunghezza perimetrale;
  • lo scavo e sbadacchiatura del terreno retrostante la parete;
  • la realizzazione dello scannafosso in c.a. perimetrale sino al piano di fondazione del fabbricato, secondo quanto previsto dalla tavola grafica allegata alla relazione tecnica;
  • sigillatura dei vecchi giunti dei tratti di muratura interrata in sabbia e cemento idrofugato;
  • deumidificazione da umidità ascendente sulla parete interrata;
  • impermeabilizzazione dell’intera superficie della parete interrata con malta osmotica additivata con resina;
  • rifacimento del marciapiede;
  • rimozione del rivestimento in pietra;
  • spicconatura e rifacimento di intonaco del sottofondo in sabbia e cemento;
  • successiva impermeabilizzazione con malta osmotica additivata con resine in strato sovrapposto;
  • riapposizione del rivestimento in pietra del tratto fuori terra;
  • successiva sigillatura dei giunti con malta impermeabilizzante.

Espletati tutti i dovuti adempimenti amministrativi e, dopo aver redatto apposito verbale di consegna, davo inizio ai lavori, con le normali operazioni di cantierizzazione. Successivamente iniziava la fase di scavo sotto la sorveglianza dell’archeologa incaricata, come prescritto dalla Soprintendenza Archeologica. I lavori interessavano un’area a ridosso dei muri perimetrali nord ed est dell’immobile in oggetto e prevedevano la realizzazione di una trincea suddivisa in due tratti: tratto I di lunghezza di circa 12 m e larghezza di 1,30m, tratto II di lunghezza di circa 8,50m e larghezza compresa tra 1,30 a sud e 0,80m a nord. La presenza delle travi di fondazione e di plinti situati a quote comprese tra  1,50/1,70m dal p.c. a nord e di 1,10/1,30 m dal p.c. ad est, non rendevano possibile attestarsi alle quote di progetto (circa 2,20/2,40 dal p. c.), pertanto, anche per motivi di sicurezza, lo scavo delle trincee si interrompeva a tali quote.

Le operazioni di scavo avevano inizio dal tratto I e proseguivano per settori per motivi logistici. Nella parte occidentale del tratto I, in presenza dei pozzetti e del tratto di condotto fognario ed essi connesso non si rendeva possibile il sostentamento degli stessi per cui si escludeva dall’indagine quest’area per una lunghezza di circa 2,5m. Nel tratto rettilineo del tratto I si rinvenivano due plinti, uno angolare e l’altro centrale di forma trapezoidale.

Nel tratto II (situato in graduale pendenza verso sud da quota 166,8 m s.l.m a quota 165,96 m s.l.m) veniva rinvenuto un cavo Enel all’interno di un cavidotto realizzato in mattoni, con direzione nord-sud, che riduceva l’ampiezza della trincea. In tale tratto veniva rinvenuto un altro plinto in cemento nella parte centrale.

I lavori proseguivano con gli interventi strutturali caratterizzati dalla realizzazione delle armature, posizionamento delle casseforme e successivo getto di calcestruzzo. Durante questa fase delle lavorazioni ordinavo alla ditta esecutrice, mediante apposito verbale, di provvedere al prelievo dei campioni di materiale utilizzati, quali calcestruzzo e ferri di armatura, nonchè produrre i relativi certificati di laboratorio.

Effettuavo tre sopralluoghi congiunti con il progettista strutturale e con il collaudatore nominato dal committente per verificare la conformità tra i lavori eseguiti ed il progetto di variante presentato.

Terminati gli interventi strutturali di realizzazione dello scannafosso, venivano eseguiti gli interventi di completamento quali: sostituzione di una parte del rivestimento in pietra, realizzazione dell’intonaco sulla parete, impermeabilizzazione della soletta superiore, realizzazione del massetto, sigillatura e successiva pulizia del rivestimento in pietra, posa in opera di chiusini e tubazioni dell’areazione e realizzazione del tappetino di asfalto.

Dopo aver effettuato tutti i dovuti controlli e verifiche, comunicavo l’ultimazione dei lavori redigendo apposito verbale di chiusura lavori e depositando, presso l’ufficio di occupazione suolo pubblico, la relazione tecnica di chiusura lavori, congiuntamente alla richiesta di svincolo del deposito cauzionale. In contraddittorio con l’impresa esecutrice, redigevo certificato di collaudo delle opere in conformità al progetto di variante rilasciato.

Depositavo presso il Genio Civile due copie della Relazione a struttura ultimata completa di allegati: giornale di lavoro, verbali di prelievo dei campioni di materiali e relativi certificati ed autorizzazioni sismiche rilasciate.

Il collaudatore provvedeva a depositare presso il Genio Civile il certificato di collaudo statico.

Va altresì detto che i lavori eseguiti si svolgevano in conformità alle norme contrattuali e alle speciali disposizioni impartite all’atto pratico.